Erigeron karvinskianus

Correva l’anno 1836 quando uno dei più importanti botanici dell’ottocento e forse il più influente botanico svizzero di tutti i tempi, il ginevrino Augustin-Pyrame de Candolle, diede a questa pianta, dall’aspetto di una margheritina, un nome inconsueto. La dedicò al suo collega Wilhelm Friedrich Freiherr von Karwinsky von Karwin, botanico ungaro-tedesco che l’aveva raccolta qualche anno prima durante il suo soggiorno in Messico. De Candolle fu anche pioniere di quella branca della botanica che si occupa del ruolo dell'uomo nell'introduzione e nella diffusione delle piante alloctone, disciplina sfociata poi, a oltre un secolo dalla sua morte, nell’attualissima biologia delle invasioni. Il fiuto non ingannò De Candolle: pochi decenni dopo la scoperta della pianta in Messico, questa era già diventata una malerba invasiva in alcuni luoghi d’Europa.

Il nome del genere Erigeron deriva dal greco êri, che significa “al mattino presto”, e gérōn, vecchio, un riferimento all’aspetto dei peli bianchi del frutto, che appaiono rapidamente dopo la fioritura. La specie corrisponde al nome latinizzato di Karwinski von Karwin, botanico ungaro-tedesco che visse dal 1780 al 1855 e che esplorò la flora tropicale dell’America centrale e del Brasile. In italiano si chiama cespica karvinskiana o Erigeron di Karvinski.
Pianta erbacea dall’aspetto molto variabile, perenne, alta 10-30 cm, con fusti esili prostrati o ascendenti, radicanti ai nodi, ramificati e generalmente molto fogliosi, spesso formante dei cuscinetti densi. Le foglie emanano un odore piacevole quando schiacciate, sono ovali-lanceolate, sessili o munite di un picciolo corto, lunghe al massimo 3 cm, intere o a tre lobi mucronati. Le infiorescenze a capolino sono solitarie, dal diametro di circa 1.5-2 cm. I fiori ligulati disposti a raggio (petali) sono lunghi 6-7 mm, numerosi (50-80), bianchi o rosa nella stessa pianta, il disco del capolino è giallo. I frutti, prodotti in gran numero, sono lunghi 1 mm, sormontati da un pennacchio di peli biancastri (pappo), lunghi 2-3 mm e dispersi dal vento su lunghe distanze. Fiorisce da aprile a dicembre, nelle zone più calde durante tutto l’anno.

L’Erigeron di Karvinski è originario della fascia tropicale e subtropicale dell’America del nord ed è autoctono in Messico, Honduras, El Salvador e Guatemala. In seguito al suo uso ornamentale si è diffusa allo stato selvatico, spesso come specie invasiva che soffoca la vegetazione indigena, in vaste aree subtropicali e temperate del mondo. Oggi è diffusa in tutte le Americhe, Europa occidentale e meridionale, Africa, India, Oceania e nelle isole dell’oceano indiano e del pacifico. È considerata come una delle principali piante invasive delle Hawaii e La Réunion, con leggi contro la sua introduzione in diversi paesi, per esempio in Portogallo, Nuova Zelanda e Nuova Caledonia. In Svizzera è stata censita allo stato selvatico per la prima volta nel 1920 e oggi è diffusa nella fascia collinare soprattutto in Ticino, nel Locarnese e nel Sottoceneri, e nell’arco lemanico. È più sporadica nei pressi dei laghi e nelle città dell’altipiano. Lungo il Sentiero di Gandria, dove negli ultimi decenni la presenza dell’ Erigeron di Karvinski è sensibilmente aumentata mettendo anche a rischio alcune specie rare, come la Blackstonia perfoliata, ora si intraprendono puntuali misure di lotta.
Specie pioniera delle rocce e dei muretti, può crescere in quasi tutti gli habitat aperti e tollera un’ampia gamma di condizioni ambientali purché il suolo non prosciughi completamente. Ama le posizioni in pieno sole pur tollerando un ombreggiamento moderato e sopravvive a temperature fino a -15°C.
Malgrado la sua invasività l’Erigeron karvinskianus è ancora molto facilmente reperibile in commercio e si trova comunemente in coltivazione. Talvolta è stato utilizzato per stabilizzare i pendii contro l’erosione ed è annoverato come specie medicinale nel nord est dell’India. Considerato da taluni un repellente contro gli insetti, è stata dimostrata l’efficacia dei suoi estratti fogliari contro diversi patogeni fungini.

 

Approfondisci consultando cabi.org, Info Flora e Acta Plantarum.

Testi e foto: Nicola Schoenenberger

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