Il verde dei boschi invernali

Camminando nel bosco sopra a Gandria in questi giorni, si incontra un arbusto dalle foglie verde intenso e dall'aspetto esotico. È la Daphne laureola L., una pianta primitiva, superstite dell'ultima glaciazione, che in verità nulla ha di esotico.

Appartenente alla famiglia delle Thymelaeceae, la Daphne laureola può raggiungere fino a 130 centimetri di altezza, è dotata di grandi foglie lanceolate, dalla consistenza del cuoio e dal colore verde lucente, fiori giallo-verdastri leggermente profumati (che fioriscono tra febbraio e aprile) e produce bacche scure.
La Daphne laureola proviene dal bacino del Mediterraneo. In Ticino non è molto frequente, la si trova nei sottoboschi dal suolo calcareo. È infatti assai diffusa nei boschi tra Gandria e Brè. Capace di crescere quando gli alberi sono spogli, tende a propagarsi grazie agli inverni sempre più miti.
Come diverse specie legnose sempreverdi indigene (ad esempio l’agrifoglio e il tasso), la Daphne laureola è una specie relitto dell’era geologica del terziario sopravvissuta alle glaciazioni. Si tratta dunque di una specie generata prima delle ere glaciali, quando era una componente dei boschi di sempreverdi presenti alle nostre latitudini. Dopo le glaciazioni, la vegetazione dei boschi di sempreverdi è stata sostituita dalla vegetazione caducifoglie, nella quale sono rimaste alcune specie relitto, come la Daphne laureola.
Considerata altamente tossica, la linfa della Daphne laureola può causare eruzioni cutanee e le sue bacche, tanto gradite agli uccelli, si rivelano velenose per gli esseri umani. Un tempo la Daphne laureola era utilizzata anche a scopi terapeutici, ma per la sua alta tossicità se ne sconsiglia l’utilizzo casalingo.
Quasi 90 specie di arbusti generalmente sempreverdi noti per i loro fiori profumati e i frutti velenosi sono raggruppate sotto il genere Daphne. Il nome del genere si trova citato per la prima volta negli scritti del medico, botanico e farmacista greco Dioscoride (circa 40 – 90 DC). Probabilmente nel nominare alcune piante di questo genere evocò la leggenda di Apollo e Dafne, ninfa dei boschi di cui il dio si era invaghito. Nel tentativo disperato di sfuggire dalle insistenze di Apollo, Dafne corse per valli e boschi. Quando ormai era senza speranza, implorò il padre (ora indicato come fiume Ladone, ora come fiume Peneo) di trasformarla. Così divenne l’alloro (Laurus nobilis L.), in greco “daphne”, le cui foglie sono molto simili a quelle della Daphne laureola.
Un tempo la Daphne laureola veniva usata in Svizzera per fare i cappelli di paglia. Gli steli essiccati per costruirne la struttura, le foglie per decorarla. In francese il genere Daphne è chiamato bois gentil per il fatto che gli steli sono molto flessibili e non si spezzano.

 

Consulta la scheda di Acta Plantarum e la mappa di distribuzione in Svizzera Info Flora.

 

Illustrazione botanica di Pierre-Joseph Redouté (1759-1840), Traité des arbres et arbustes que l’on cultive en France en plaine terre, Henri-Louis Duhamel du Monceau (1700-1782), New York Public Library.

 

Segnalazione e foto: Nicola Schoenenberger

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