La roverella

Per molte culture europee la quercia era l’albero più sacro. I greci lo associavano a Zeus, i celti lo accomunavano alla verità e alla saggezza, i romani alla virtù e al coraggio. Per i germani era simbolo di pace, giustizia e resistenza e per gli slavi era l’albero di Perun, principale divinità del pantheon, e tutto quello che accadeva sotto la sua ombra accadeva sotto il dominio degli dei. Per tutte le culture, infine, la quercia simboleggia forza e eternità, l’anniversario di 80 anni di matrimonio, infatti, è chiamato “nozze di quercia”. Al Sentiero di Gandria abbonda la quercia pubescente, comunemente chiamata anche roverella (Quercus pubescens Willd.).

Al mondo esistono circa 500 specie di quercia che assieme al castagno (Castanea) e al faggio (Fagus) fanno parte delle Fagaceae, famiglia di sole piante legnose, diffuse principalmente nell’emisfero settentrionale. Quercus è il nome latino della quercia e secondo alcuni si riallaccia alle parole celtiche ‘kaer’ e ‘quer’, ovvero albero bello o albero per antonomasia. Il nome specifico pubescens indica la pelosità delle foglie e dei giovani rametti. In italiano si chiama quercia pubescente, quercia virgiliana, quercia sicula o, più comunemente, roverella.

 

La roverella è un arbusto o albero a crescita lenta alto fino a 20 m, più piccolo delle altre querce della nostra regione. Il tronco è generalmente corto e sinuoso, presto ramificato, con corteccia grigio-marrone fessurata in placche dure che lo rendono piuttosto resistente agli incendi. I giovani germogli dell’anno sono tomentosi, ovvero coperti da una fitta peluria grigiastra che si dirada nei rami più vecchi fino a scomparire. Le foglie sono alterne e semplici, generalmente ovate, con 5-6 lobi più o meno profondi da ogni lato, di dimensioni molto variabili, lunghe fino a 10 cm. Le foglie giovani sono pubescenti sui due lati e perdono la peluria non appena diventano coriacee con l’avanzare della stagione. Sulla pagina inferiore, che rimane pelosa più a lungo, si osservano peli fascicolati a forma di stella (peli stellati). Il picciolo è breve, da 0.5 a 2 cm. I fiori maschili sono raggruppati in amenti pendenti e quelli femminili, brevemente peduncolati, si trovano all’ascella delle foglie. I frutti sono delle piccole ghiande affusolate, lunghe 2-3 cm, raggruppate anche a 3-4 su un breve peduncolo, non più lungo del picciolo. Le ghiande maturano ad autunno inoltrato e, una volta disperse, germinano subito. Fiorisce ad aprile e maggio.

 

Specie originaria dall’Europa meridionale, è uno degli alberi più frequenti e tipici della zona submediterranea, caratterizzata da un clima intermedio tra quello mediterraneo e quello temperato del centro Europa. La roverella è diffusa dal nord-est della Spagna a tutte le regioni d’Italia, alla penisola balcanica, alla Turchia fino in Crimea e alle coste del Mar Caspio in Azerbaijan. A nord si spinge fino in Belgio e in Boemia. In Svizzera è presente nell’Arco giurassiano, nei Grigioni e in Vallese, dove si spinge fino a 1500 m di altitudine sui versanti esposti a sud. Per quanto riguarda il Ticino, Arnoldo Bettelini, nella sua Flora legnosa del Sottoceneri (pubblicata nel 1904), scriveva: “cresce numerosissima sui dossi soleggiati […]. In alto oltrepassa la regione del castagno e quivi, specialmente sulla dolomite e sui calcari, trovasi sovente addensata, come al Generoso, al Salvatore, al Monte Brè. Al Generoso alcuni esemplari si elevano fino a 1370 m, sul versante meridionale”.

 

Pianta amante delle stazioni calde, luminose e asciutte, cresce sui pendii rocciosi e sulle rupi, dove riesce a insediarsi e a resistere alla siccità grazie a radici molto sviluppate e a un fittone centrale che penetra in profondità nelle fessure delle rocce. A nord del suo areale di distribuzione e in altitudine predilige i suoli basici calcarei, altrove colonizza anche suoli neutri o acidi, purché si inaridiscano d’estate. La roverella è una specie pioniera che fruttifica già in giovane età. Tuttavia è anche assai longeva, gli individui più vecchi – conosciuti – sono ultra millenari.

 

La nobile presenza della quercia e la sua incredibile resistenza e bellezza ne hanno fatto un simbolo di virtù, forza e eternità presso molte culture europee che la consideravano un albero sacro. Tradizionalmente i boschi di roverella erano gestiti a ceduo per la produzione di carbone e legna da ardere. A differenza di altre querce come il rovere o la farnia, non fornisce un buon legno d’opera, a causa dei tronchi ricurvi e delle fibre del legno contorte, malgrado il suo legno sia molto più duro e pesante. Tutt’al più lo si utilizza per le traversine ferroviarie o, in passato, per alcune parti nelle costruzioni navali, a causa della sua durevolezza a contatto con l’acqua. Nella medicina popolare si usava l’infuso della corteccia come febbrifugo e astringente, mentre le sue ghiande venivano date in pasto ai maiali o utilizzate come surrogato del caffè. Assieme al rovere e al leccio, la roverella è tra le più importanti specie ospite dei tartufi eduli e viene utilizzata per la tartuficoltura. In francese, infatti, è anche chiamata “chêne truffier”, ovvero quercia da tartufo.

 

Testo e foto: Nicola Schoenenberger
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Quercus pubescens, Sentiero di Gandria
Quercus pubescens, Sentiero di Gandria
Quercus pubescens, Sentiero di Gandria
Quercus pubescens, Sentiero di Gandria
Quercus pubescens, Sentiero di Gandria
Quercus pubescens, Sentiero di Gandria
Quercus pubescens, Sentiero di Gandria
Quercus pubescens, Sentiero di Gandria
Quercus pubescens, Sentiero di Gandria

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