Punica granatum, il melograno

Carico di significati simbolici, pieno di virtù medicinali, versatile negli usi e molto longevo, al melograno non manca nulla per essere una pianta fra le più celebri al mondo. Fiorisce e fruttifica anche da noi, per esempio al Sentiero di Gandria, dove è coltivato per scopi ornamentali.

Il melograno, chiamato anche melagrana o pomo granato, appartiene alla famiglie delle Lythraceae, e i romani lo chiamavano malum punicum o mela cartaginese. Punicum è l’aggettivo che si riferisce ai fenici, ma in origine significava purpureo o rosso, come il colore dei fiori del melograno e il pigmento commerciato dai cartaginesi in tutto il mediterraneo. L’epiteto granatum del nome botanico moderno, si riferisce all’abbondanza di semi (o grani) che produce.
Arbusto o piccolo albero alto fino a 5 m, il melograno possiede rami dalla sezione quadrangolare e piccole foglie da 2 a 6 cm, ellittiche, glabre e un po’ coriacee. Può raggiungere diversi secoli di età. I fiori sono di colore rosso scarlatto e raggruppati all’estremità dei rami. I petali, lunghi fino a 3 cm sono circondati da un calice rosso e coriaceo. Il frutto sferico che raggiunge un diametro di 5-12 cm, è una bacca modificata, priva di polpa e suddivisa da più sezioni membranose, chiamata balausta nel linguaggio tecnico. I semi, rossi, prismatici e gelificati all’esterno, sono eduli. Fiorisce tra giugno e settembre e i suoi frutti maturano ad ottobre.
Originario dell’Asia centrale, da millenni il melograno viene coltivato in Asia e nel nord Africa e, più recentemente anche in America latina. Le forme ornamentali, più resistenti al freddo, possono anche crescere in Inghilterra fruttificando tuttavia solo raramente. Spesso inselvatichita in area mediterranea, esistono popolamenti spontanei anche in vallese, su pendici rocciose secche e ben esposte.
Oltre all’uso ornamentale (esistono centinaia di varietà dai fiori rossi, rosa o bianchi), il melograno è coltivato per i suoi semi commestibili, che si consumano freschi o elaborati sotto forma di bevande, sciroppi (la famosa granatina) o salse. La corteccia delle radici e la scorza dei frutti sono utilizzati per le loro proprietà astringenti, i semi per l’alto tenore in vitamina C. Le bucce del melograno invece, servono da tintura gialla o arancione, tipicamente utilizzata negli arazzi arabi. Attualmente il melograno sta vivendo un’attenzione straordinaria da parte dell’industria farmaceutica a causa della recente scoperta di un derivato del frutto, l’urolitina A, che, liberato durante la digestione, è una sostanza delle meraviglie contro l’invecchiamento dei muscoli. Altamente simbolico in tutte le culture dell’antichità dalla Cina, all’India, Persia, antico Egitto e la Grecia, è spesso associato con la fertilità, l’abbondanza e la fortuna. Nell’iconografia cristiana è simbolo della sofferenza e resurrezione di Cristo. Non sorprende infine che il melograno sia l’emblema araldico della città di Granada.

 

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Testo e foto: Nicola Schoenenberger

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