Una pianta umile

Appartiene all'illustre famiglia delle Cyperaceae, di cui fa parte anche il papiro. La si trova, numerosa, lungo il Sentiero di Gandria.

La carice minore (Carex humilis Leyss.) è un membro poco appariscente di un importantissimo genere che comprende, si stima, fino a 2000 specie diverse. Appartenente a un’illustre famiglia di erbe, le Cyperaceae, di cui fa parte anche il papiro, comunemente coltivato nelle nostre case. Davanti a una carice, lo scienziato non resta mai indifferente: la amerà, perché utilissima in ecologia per caratterizzare un ambiente naturale, o la detesterà per la grande difficoltà che spesso comporta la sua identificazione esatta.
La denominazione generica deriva dal greco keìro che significa tagliare e si riferisce alle foglie generalmente taglienti delle carici. L’epiteto specifico humilis deriva dal latino humus, ovvero terra, e richiama la dimensione ridotta, vicina al suolo, della pianta.
Erba perenne, densamente cespitosa, Carex humilis possiede gambi (chiamati culmi) eretti e corti, lunghi da 3 a 10 cm, a sezione triangolare. Le foglie, che anno dopo anno si accumulano come capelli cascando orizzontalmente a terra, sono larghe da 1 a 2 mm, rigide e scabre (ruvide al margine) e, raggiungendo anche i 40 cm, molto più lunghe dei culmi. Le infiorescenze a spighetta sono di diverso tipo: da 3 a 5 spighette femminili disposte lungo il culmo e parzialmente racchiuse dalle guaine fogliari e una spighetta, tutta maschile, in posizione terminale all’apice. Fiorisce tra marzo e aprile.
Di origine euroasiatica, Carex humilis è diffusa dall’Europa fino al Giappone e cresce sulle pendici aride, nelle rupi, nei boschi radi e nelle pinete su suolo calcareo, dal fondovalle fino oltre 2000 metri di altitudine. Abbonda lungo le parti cespugliate del Sentiero di Gandria e nei boschi sopra il paese.
La carice minore, malgrado le parti aeree assai ridotte, possiede radici che raggiungono anche i 40 cm di profondità, per far fronte alla siccità alla quale è esposta nei luoghi dove cresce. La dispersione dei frutti è assicurata dalle formiche.

 

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Testo e foto: Nicola Schoenenberger

Carex humilis

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