Il progetto di mappatura degli alberi da frutto di Lugano continua a regalarci dolci sorprese. Di anno in anno aumentano le scoperte delle varietà frutticole del territorio e dei diversi legami che uniscono la popolazione agli alberi da frutto. Appare sempre più chiara ai nostri occhi questa città frutteto i cui frutti rivelano la trama di relazioni e scambi che hanno dato vita a questi luoghi; gli alberi tracciano la rete migratoria passata e presente che attraversa questa terra e le radici ci raccontano di un sentito desiderio di tornare a casa.
Abbondano le specie classiche: meli, peri, susini e ciliegi, su cui crescono varietà antiche, che spesso derivano dai paesi europei in cui i “nostri vecchi” risiedevano per le stagioni lavorative. Ma terreni e giardini ospitano anche piante che racchiudono storie di viaggi umani e vegetali più curiosi e inaspettati. Nel 2020 è stato inventariato un banano, probabilmente figlio o nipote di una pianta portata da un abitante di Sonvico emigrato in Mozambico. E poi ci sono quei peri diversi, quasi irriconoscibili come tali, con una caratteristica acquosità: una specie di pere cinesi, Pyrus pyrifolia o Nashi, che ancora non si sa come siano approdate a Sonvico! Inizialmente approcciate con un po’ di diffidenza, hanno trovato il modo di integrarsi nel nostro ecosistema umano, c’è chi le raccoglie per consumarle cotte o nel muesli mattutino.
Quest’anno invece, nella stagione invernale, ci siamo imbattuti in un altro abitante “straniero” e nei suoi frutti dolcissimi e inaspettati: l’arancio1. E con lui emergono nuove storie.
Michela, un’abitante di Castagnola, ci segnala un albero di arance (Citrus sinensis) probabilmente piantato 50 anni fa, che per il clima e la posizione favorevole, da qualche anno produce grandi quantità di frutti dolcissimi nel giardino di famiglia. La raccolta, molto abbondante, viene condivisa con amici, vicini e familiari.
La storia racconta che è stata piantata dal nonno, originario dell’Argovia, il quale l’ha messa a dimora al ritorno di un viaggio in Spagna. Michela ricorda suo nonno per l’amore intenso che nutriva per la natura. Con la realizzazione di un frutteto, il nonno ha presto dato habitat per alberi di ciliegie, fichi, susine e cachi. Probabilmente – racconta lei – questa sensibilità l’ha inconsapevolmente trasmessa al figlio, il quale si è poi dedicato a nutrire la vita del frutteto con fioriture per ogni stagione.
E oggi questo giardino è anche l’habitat di Michela, condivide le sue radici con quelle di questi alberi, con loro ha stretto un patto di reciproca cura. “Ho sempre sentito che ricevevo una grande forza nello stare in Natura e ora posso percepirlo ancor più da vicino, nella terra che mi ha visto crescere”.
Tutto questo mi fa pensare a quanto, come esseri umani, ci generiamo e rigeneriamo ogni giorno attraverso interconnessioni vitali. Anche se oggi c’è una tendenza a volersi sentire separati dal territorio, forse per una difficoltà nel vederlo deteriorarsi con i cambiamenti che lo affliggono. Storie di reciprocità come questa (anche con un pianta inusuale per queste terre) ci riportano al nostro dovere di accogliere e partecipare alla vita che muta, perché la terra sotto i nostri piedi non ha mai avuto bisogno come ora di essere amata.
Giorgia Tresca, l’alberoteca
1 | Ad oggi, nella mappatura sono stati riscontrati altri alberi di agrumi nella zona di Gandria dove il clima è più favorevole. Se avete altri alberi di agrumi da segnalare nel territorio di Lugano, contattate l’alberoteca: giorgia.tresca@alberoteca.ch
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