Diario dei frutteti: gli orti-frutteti di Logh

A Sonvico la ricerca di alberi da frutto nella zona di Lógh, caratterizzata da una recente edificazione, è stata fonte di una singolare scoperta. Sparsi qua e là tra villette isolate e case in costruzione sono presenti, oltre che peri, prugni, cachi, gelsi e qualche filare di vigna, diversi vecchi meli carichi di frutti dai colori, dai profumi e dai sapori particolari. Tra di essi: una rarità...

Non è un caso che qui in Lógh si trovi ancora questa diversità frutticola. Fino a poco tempo fa questa era la zona degli orti*, utilizzata da secoli per la coltivazione di piante orticole e frutticole. Gli appezzamenti erano minuscoli, proprio per questo potevano essere suddivisi a livello ereditario senza che la loro capacità produttiva venisse meno. Anzi, lo spezzettamento probabilmente favoriva la produzione ‘intensiva’ e diffusa per i bisogni quotidiani degli abitanti del villaggio.
Uno spazio di valore, quello di Lógh, ricco di biodiversità, con coltivazioni, siepi, muretti a secco, alberi da frutto; un luogo produttivo di grande valore sociale culturale e colturale, dove la gente si incontrava per soddisfare le necessità alimentari, per scambiare semi, prodotti e conoscenze, per socializzare. Particolarità divenute sempre più di rare, complice l’estensione dei nuclei urbani, il cambiamento di stile di vita e che oggi si tenta di riproporre sotto la definizione di orti condivisi.

 

Con la mappatura delle antiche varietà di alberi da frutto, il comune di Lugano vuole salvare e valorizzare quanto rimasto. Tra la manciata di meli ancora presenti negli orti-frutteti di Lógh – per ora abbiamo individuato una pòma de San Pédro (Jaques Lebel), una renetta Champagne, una pòm rav anche detta pòm piatt, una rosa di Berna e una grande rarità, una varietà presente solo in Lógh, sconosciuta nel resto della Svizzera**: una bella mela dalla buccia verde fiammata di rosso, per ora chiamata con il nome di lavoro “melo della colazione”, perché l’attuale proprietario, Ido Lepori, è solito mangiarne una ogni mattina “senza sbucciarla che la buccia è la parte buona!”. Ci spiega che “i frutti si raccolgono a settembre e si conservano fino a febbraio. Di solito quelli che cadono per prima sono bacati. L’ideale è conservare le mele in solaio aperto, dove prendono l’aria, ma non la pioggia”. Si tratta di un albero generoso; quest’anno ha permesso di raccogliere già 70 kg di mele. La più grande pesava ben 1 kg!

 

Per questa scoperta dobbiamo ringraziare gli anziani del paese che coltivano ancora alcuni orti, mantengono qualche pollaio e valorizzano gli ultimi alberi da frutto: perle preziose, parte di un patrimonio comune che non deve andare perso.


Contributo di Maurizio Cerri
Gruppo di lavoro per la mappatura delle antiche varietà di alberi da frutto sul territorio di Lugano

 

* un tempo la struttura dei paesi era contraddistinta dalla sequenza: nucleo; orti e frutteti; prati e campi; selve e boschi. Oggi l’estensione dei nuclei e l’avanzare dei boschi, complici l’urbanizzazione crescente e il cambiamento di stile di vita, minacciano fortemente le fasce di mezzo.

 

** un unicum a livello nazionale come la pom rosé, di cui vi abbiamo recentemente parlato

Le mele degli orti di Logh: da sinistra, mela in corso di idenficazione, mela della colazione, mela San Pedro (Jacques Lebel), rosa di Berna, mela in corso di identificazione. Foto: Muriel Hendrichs
Mele degli orti di Logh. Foto Muriel Hendrichs
Il melo della colazione agli orti di Logh. Foto: Maurizio Cerri
La mela della colazione agli orti di Logh. Foto: Maurizio Cerri
Orti di Logh, melo in corso di identificazione. Foto: Maurizio Cerri
Mela rosa di Berna agli orti di Logh. Foto: Maurizio Cerri
Orti di Logh, melo San Pedro (Jacques Lebel). Foto: Maurizio Cerri
Orti di Logh, mele in corso di identificazione. Foto: Maurizio Cerri
Orti di Logh, meli in corso di identificazione. Foto: Maurizio Cerri
Orti di Logh, mela rosa di Berna. Foto: Maurizio Cerri

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