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Una ciliegia tira l'altra
È possibile leggere la storia di un paese attraverso le sue piante? Ne sono sempre più convinto. È certo che gli alberi da frutto sono un elemento così significativo, che rappresentano di per sé un ottimo tramite per stabilire, con chi se ne occupa, una relazione basata su un elemento vivo, di presenza ben radicata nel territorio.
Una prima giornata di sopralluogo a Carabbia mi ha permesso di tracciare velocemente un percorso di ricerca basato sul nome della strada a sud del paese: via Ceresolo. Il nome deriva dal toponimo Sceresöö, un diminutivo che potrebbe indicare una piccola pianta di ciliegio o di quercia (Quercus cerri). Diversi abitanti del paese me l’hanno indicato come un elemento significativo a riprova dell’importanza della coltivazione di ciliegie, nella piccola comunità di Carabbia. La denominazione delle vie del paese tramite toponimi storici era stata proposta alcuni decenni fa da Luigi Mattea, luganese, tra i primi a costruire una casetta nella bella campagna fertile e ormai scomparsa, oggi punteggiata non più dai diversi coltivi, ma da abitazioni ben protette da reti metalliche e solidi muri. Ed è proprio Luigi, spirito curioso e aperto, la mia guida generosa nello scoprire il territorio e la storia del paese.
Luigi mi mostra un ciliegio che gli era stato regalato da uno degli ultimi contadini attivi a Carabbia: Fritz Egli. Il papà di Fritz si era stabilito a Carabbia nel 1919. Aveva acquistato i terreni e un edificio che erano appartenuti al Capitolo di San Lorenzo, utilizzati dai frati che risiedevano al Convento di Torello, un antico convento anch’esso sul monte Arbostora situato alla medesima altitudine quattro chilometri più a Sud. Fino alla sua morte, Fritz Egli ha coltivato un frutteto, da poco sradicato, con numerose varietà di alberi. La figlia Cristina mi ha raccontato di come trasformassero la frutta prodotta: confetture, mosti, sciroppi, vino, distillati, torte, eccetera. Da un generoso pero cotogno del suo frutteto, ho raccolto diversi frutti che hanno profumato per alcuni mesi la mia casa.
Un altro incontro avvenuto grazie a un ciliegio (di varietà Maienkirsche1), è stato quello con Mario Bortolin. Di famiglia contadina, Mario è un’altro anziano particolarmente prezioso che mi ha accolto generosamente più volte nel suo giardino raccontandomi di quando era bambino e scendeva da Carabbia a Lugano a piedi a vendere la frutta.
Da un ciliegio, riusciamo dunque a individuare una storia, o dei frammenti significativi di una comunità; riusciamo a capire come venivano gestiti i frutteti e vissuti gli alberi, come le varietà siano arrivate in un ben preciso luogo. Da un ciliegio possono nascere esperienze liberatorie, momenti fugaci di felicità e bellezza che segneranno nel profondo chi li vive. Ricordo un maestro di scuola elementare che radunò i propri allievi sotto un ciliegio in fiore, invaso dal ronzio di migliaia di api rese pazze dal profumo e dall’abbondante polline, per leggere l’avventura di Marcovaldo, di Italo Calvino, sulla cura delle api. Con i primi fiori sbocciano anche i primi amori e i primi sogni di una vita piena di socialità, di amicizia e di rispetto. Cose che non si possono vivere acquistando le ciliegie fuori stagione.
Maurizio Cerri, l’alberoteca
Approfondisci leggendo le nostre schede sulle ciliegie
1 | La varietà Maienkirsche è registrata nella banca dati della Confederazione e attualmente è conservata nella collezione di Fructus








