Dalla A alla Z, i nostri post dedicati alle piante più interessanti che incontriamo a Lugano, o nei dintorni. I testi sono scritti da botaniche e botanici professionisti o confezionati dalla redazione di Lugano al verde con la loro collaborazione.

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Helianthemum nummularium

26.10.2020
Schede botaniche   Sentiero di Gandria

Dalla primavera fino in autunno inoltrato, il Sentiero di Gandria è costellato da numerosi fiorellini giallo oro dai petali stranamente stropicciati. È l’eliantemo maggiore (Helianthemum nummularium (L.) Miller), un cespuglio nano della famiglia del cisto, le Cistaceae. Se per i botanici sistematici è un grattacapo a causa delle numerose sottospecie descritte, per gli ungulati è una panacea: ne brucano in gran quantità per liberarsi dai parassiti.

Il nome del genere deriva dal greco hélios, ovvero sole, e da ánthemon che significa fiore. L’etimologia si riferisce indubbiamente ai fiori gialli, ma forse anche al fatto che le specie di Helianthemum amano gli ambienti particolarmente soleggiati. L’epiteto specifico, invece, proviene dal latino nummulus, monetina, e si riferisce all’aspetto arrotondato delle foglie. In italiano è chiamato eliantemo maggiore, eliantemo chironio o eliantemo giallo dorato.

 

Cespuglietto perenne ricoperto di peli e suffruticoso, ovvero dotato di fusti legnosi solo alla base con gli apici erbacei che muoiono ogni anno, raggiunge al massimo 40 cm. I fusti ascendenti, ispidi e rugosi, portano foglie opposte, lunghe fino a 3.5 cm, coriacee, ellittiche o lanceolate, dalla pagina superiore verde scura, con margine revoluto (arrotolato verso il basso) e dalla pagina inferiore ricoperta da una peluria feltrosa grigio-biancastra. La corolla è formata da cinque petali giallo oro, raramente anche rosei o bianchi, spatolati o cuoriformi, lunghi 8-12mm e con un peculiare aspetto spiegazzato. Il calice è formato da cinque sepali, due esterni piccoli e tre interni grandi (lunghi 5-8 mm o circa il doppio di quelli esterni). Sia i boccioli dei fiori che i giovani frutti sono pendenti e globosi, caratteristica che rende la pianta riconoscibile assai facilmente. Il frutto ovoide è una capsula che si apre a tre valve. Seppure i singoli fiori siano di breve durata, l’eliantemo maggiore fiorisce da maggio fino a ottobre, producendo numerosi fiori.

Specie di origine mediterranea e del sud ovest asiatico, è diffusa dall’Europa occidentale fino alla Scandinavia, al Caucaso e al sud dei monti Urali. Predilige gli ambienti rocciosi e i prati aridi, dalle pianure fino a 2500 m di altitudine.


L’Helianthemum nummularium appartiene alle Cistaceae, famiglia mediterranea che contiene otto generi, tra cui il cisto e circa 180 specie. Il loro successo negli ambienti aridi mediterranei è dovuto all’alta capacità rigenerativa dopo gli incendi. In alcune specie è proprio il fuoco a stimolare la germinazione dei semi. Inoltre deriva dal fatto che la maggior parte vive in simbiosi con le micorrize (funghi associati alle radici che forniscono acqua e nutrimenti alle piante). Buona parte delle Cistaceae è associata a funghi ascomiceti ipogei del gruppo dei tartufi. I “tartufi del deserto”, come vengono chiamati i tartufi delle Cistaceae, sono infatti molto apprezzati nei paesi arabi. Anche l’Helianthemum nummularium ne produce, in particolare quelli del genere Terfezia.

 

Vista l’elevata variabilità morfologica dei suoi organi, per dimensioni, colore o pelosità, le sottospecie descritte dell’Helianthemum nummularium sono numerose. In Svizzera se ne contano cinque, quello di Gandria è Helianthemum nummularium subsp. nummularium, ovvero la sottospecie tipica, che frequenta le praterie rase a bassa altitudine. È però probabile che tutte queste distinzioni fra sottospecie non siano veramente giustificate. Infatti, studi genetici piuttosto recenti dimostrano che i caratteri morfologici che sono utilizzati come diagnostici delle sottospecie, non sono stabili e correlati a singoli gruppi geneticamente distinti, bensì dipendono dalle condizioni ecologiche nelle quali vivono le piante.

 

È stato osservato che le mucche e i camosci al pascolo consumano grandi quantità di eliantemo maggiore, nonostante la sua bassa densità e lo scarso valore nutrizionale rispetto alle altre piante dei pascoli di montagna. La preferenza per la pianta può essere spiegata dalla presenza di diversi polifenoli, molecole che agiscono contro i protozoi o i vermi parassiti, che gli ungulati utilizzerebbero per l’automedicazione.


Testo e foto: Nicola Schoenenberger
Per maggiori informazioni consulta: Info Flora e Actaplantarum