Dalla A alla Z, i nostri post dedicati alle piante più interessanti che incontriamo a Lugano, o nei dintorni. I testi sono scritti da botaniche e botanici professionisti o confezionati dalla redazione di Lugano al verde con la loro collaborazione.

A

Hippocrepis emerus

01.06.2018
Schede botaniche   Sentiero di Gandria

Arbusto frequente dei boschi radi e dei cespuglieti su terreno secco, l’Hippocrepis emerus Lassen prospera particolarmente bene al Sentiero di Gandria, dove a primavera fiorisce abbondantemente.

Il nome del suo genere è di etimologia greca, deriva da hippos (cavallo) e krepis (scarpa) e fa riferimento al frutto articolato in segmenti a forma di ferro di cavallo di alcune rappresentanti di questo genere della famiglia delle Fabaceae. Emeros invece significa domestico o addomesticato e si riferisce al fatto che la pianta veniva anche coltivata. In italiano, vista la sua abbondanza, ha tanti nomi, come erba cornetta, cornetta o coronetta dondolina, dondolino, dandolino o emero.
Arbusto a foglie caduche alto da 0,5 a 2 m, sviluppa fusti eretti e angolosi assai ramificati. Le foglie composte sono imparipennate con 2-4 paia di foglioline ellittiche lunghe fino a 2 cm. I fiori papilionacei, raggruppati a 2-3 in infiorescenze pendule, sono di colore giallo chiaro. I legumi (cioè i frutti delle Fabaceae) sono lunghi da 5 a 10 cm, penduli e stretti (da 1,5 a 3 mm) con una strozzatura poco marcata tra una loggia e l’altra, contenente ciascuna un singolo seme rosso o nerastro. Alle nostre latitudini fiorisce tra aprile e giugno.
Specie di origine centro e sud europea, è diffusa dal nord della Spagna ai paesi dell’Europa meridionale fino in Scandinavia, Ucraina, Turchia, Asia minore e Tunisia. Cresce in terreni aridi e caldi, nelle foreste rade, nei cespuglieti e su pendii rocciosi.
È una pianta officinale usata come diuretico, cardiotonico e lassativo, ma è anche un ottimo foraggio, in particolare per i conigli che ne vanno ghiotti. Talvolta viene coltivata a scopi ornamentali.

Maggiori informazioni: Info flora e Acta Plantarum
Foto e testo: Nicola Schoenenberger