Dalla A alla Z, i nostri post dedicati alle piante più interessanti che incontriamo a Lugano, o nei dintorni. I testi sono scritti da botaniche e botanici professionisti o confezionati dalla redazione di Lugano al verde con la loro collaborazione.

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Saponaria ocymoides

17.04.2020
Schede botaniche   Sentiero di Gandria

I densi cuscinetti della Saponaria ocymoides L. sono inconfondibili quando, a primavera, l’esplosione dei suoi fiori rosa intenso invade le rocce. Più tardi nella stagione, passa per lo più inosservata a meno che, tra le sue piccole foglie ovali, non spunti qualche mazzetto di fiorellini tardivi. Prende il nome dal sapone a causa dell’alto contenuto di sostanze, le saponine, che producono schiuma se agitate in acqua e che possiedono un’attività detergente.

Il nome del genere, Saponaria, deriva dal latino sapo, ovvero sapone. L’epiteto specifico, ocymoides, significa simile al basilico, chiamato ocimum dai romani. Svariate piante portano questo nome che tuttavia è ortograficamente scorretto, la forma giusta sarebbe ocimoides. La svista dei botanici è ormai irreversibile e il nome ritenuto valido, i codici di nomenclatura botanica non prevedono la correzione di un simile errore. In italiano si chiama saponaria rossa o saponaria di roccia.
Specie perenne che forma cuscinetti più o meno densi, alta 10-30 cm, possiede fusti prostrati, ascendenti o pendenti, pubescenti, legnosi alla base e molto ramificati, con numerosi germogli sterili. Possiede foglie opposte, come la maggior parte delle rappresentanti della famiglia delle Caryophyllaceae alla quale appartiene, lunghe fino a 3 cm e di forma ovale. Il fogliame, verde scuro, è spesso persistente a lungo conferendo alla pianta un carattere di semi-sempreverde. I fiori, numerosissimi e raggruppati in infiorescenze simili a un corimbo, sono rosa o porporini, a cinque petali, lunghi 12-18 mm. Il frutto è una capsula, lunga circa 8 mm che si apre seccando in quattro denti. Fiorisce tra aprile e settembre.
La saponaria rossa è originaria delle montagne dell’Europa sudoccidentale, con un areale che gravita specialmente sulla Penisola Iberica. È frequente nelle Alpi meridionali, più rara nelle Alpi settentrionali, presente in Corsica e diffusa in tutte le regioni d’Italia centro-settentrionale, inclusa la Sardegna. Il suo limite orientale si trova in Slovenia.
Cresce in luoghi soleggiati ed esposti, nei pascoli, nelle brughiere e nelle pinete, in ambienti rocciosi, su rupi e frane, dal fondovalle fino a 1500 m di altitudine. Preferisce i substrati calcarei ma non è raro vederla crescere anche su rocce silicee.
Per la sua magnifica fioritura, il suo portamento tappezzante e la sua natura umile per quanto riguarda il bisogno di acqua e nutrimenti, la saponaria rossa è una specie apprezzata nei giardini rocciosi, impiegata per ricoprire i cigli di muri e vegetalizzare tetti piatti non irrigati. Il filologo e naturalista zurighese Conrad Gessner ne consigliava l’uso, a scopo ornamentale, già nel 1561. Oggi esistono numerose varietà orticole, con colori che variano dal bianco fino al rosso carminio.
Tutte le parti della pianta, semi inclusi, contengono saponine (talvolta anche in concentrazioni elevate). Si tratta di molecole che i vegetali utilizzano per difendersi dai patogeni e che occupano un posto importante tra le componenti delle piante medicinali, per le loro molteplici proprietà terapeutiche. Sciolte in acqua, formano soluzioni schiumeggianti dalle proprietà detergenti. Un tempo, si usava soprattutto la saponaria comune (Saponaria officinalis) per il lavaggio di tessuti delicati, suscettibili a scolorarsi facilmente. In tempi più recenti, nei semi della saponaria rossa e in altre piante, sono state scoperte delle tossine che hanno la capacità di inibire l’attività dei ribosomi, strutture responsabili, all’interno delle cellule, della sintesi delle proteine e quindi della crescita e proliferazione cellulare. Si ritiene che queste tossine, che formano delle immunotossine se combinate con degli anticorpi specifici per riconoscere le cellule tumorali, abbiano un elevato potenziale nelle terapie contro il cancro.

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Testo e foto: Nicola Schoenenberger