Dalla A alla Z, i nostri post dedicati alle piante più interessanti che incontriamo a Lugano, o nei dintorni. I testi sono scritti da botaniche e botanici professionisti o confezionati dalla redazione di Lugano al verde con la loro collaborazione.

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Fumaria officinalis

08.08.2017
Schede botaniche   Sentiero di Gandria

È un'erbaccia modesta, dei ruderi e dei terreni argillosi, eppure le sono attribuite virtù mirabolanti, come la cura della "melanconia dell'ipocondriaco" e addirittura la longevità.

Sin dall’antichità la Fumaria officinalis L. è considerata una sorta di panacea per curare tutti i mali. La prima testimonianza scritta a lei dedicata è quella di Dioscoride Pedanio che la descrive nella sua famosa farmacopea, il De materia medica. Se l’epiteto specifico fa riferimento, come spesso accade nelle piante medicinali, alle sue proprietà officinali, il nome del genere, Fumaria, deriva dal latino fumus, ovvero fumo, e sembra riferirsi all’aspetto fumoso delle sue foglie grigio verdi oppure al fumo irritante sprigionato quando bruciata. Il richiamo al fumo è rimasto nei suoi numerosi nomi correnti italiani, come fumaria comune, fumosterno o fumastrello, ma anche in altre lingue, come l’inglese earth smoke, il francese fumeterre o il tedesco Erdrauch.
Rappresentante della famiglia delle Papaveraceae, la fumaria è una pianta erbacea annua alta 10-30 cm, con fusti gracili e ramificati, portamento rampante e foglie alterne divise più volte (da bi- a tripennatosette), di colore verde glauco e con un lungo picciolo. Le foglioline hanno una caratteristica particolare: si possono attorcigliare attorno ad altre piante o a supporti vari come se fossero viticci, permettendo alla pianta di arrampicarsi. Le lunghe infiorescenze terminali a grappolo, sono costituite da 20-30 fiorellini speronati, lunghi 6-9 mm, ad unico piano di simmetria, di forma irregolare e di colore dal rosa al porpora, più scure all’estremità. I frutti, che contengono un solo seme sono globosi con superficie un po’ rugosa e leggermente schiacciati all’apice. Fiorisce da aprile a settembre.
Specie di origine euroasiatica, la fumaria è stata dispersa un po’ ovunque nel mondo grazie all’attività umana. Ora la si trova anche in Australia e Nuova Zelanda, in Africa e America, ed è ormai considerata cosmopolita. Cresce avventizia sui suoli argillosi e calcarei, nei campi, nelle vigne, negli incolti, nei ruderi e lungo i sentieri (come quello di Gandria). Dal fondovalle si spinge talvolta fino nelle fasce subalpine a circa 1600 m di altitudine.
In passato era utilizzata per curare un gran numero di disturbi, era usata come erba tonica, lassativa e diuretica, come vermifuga, spasmolitica, antiinfiammatoria e, esternamente, contro gli eczemi, le dermatiti e le congiuntiviti. Somministrata in sciroppi assieme ad altre piante, la fumaria aveva addirittura la nomea di essere il miglior rimedio contro la “melanconia dell’ipocondriaco” e in molti paesi è considerata la pianta che fa diventare centenari. I repubblicani francesi le dedicarono un giorno nel loro calendario, chiamato “fumeterre”. Grazie ai numerosi alcaloidi che contiene, come la protropina, la fumaritina e la fumaricina, è ora soprattutto usata come stimolante biliare. In francese, infatti, viene anche chiamata “herbe à la jaunisse” ovvero erba dell’itterizia. Mancano tuttavia test clinici scientifici per confermarlo.

 

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Testo e foto: Nicola Schoenenberger