Dalla A alla Z, i nostri post dedicati alle piante più interessanti che incontriamo a Lugano, o nei dintorni. I testi sono scritti da botaniche e botanici professionisti o confezionati dalla redazione di Lugano al verde con la loro collaborazione.
Cyclamen purpurascens
A fine estate, camminando nel bosco, è facile incontrare il ciclamino (Cyclamen purpurascens Mill.): la sua tipica corolla purpurea riflessa all’insù lo rende facilmente riconoscibile. Meno noto è il fatto che i suoi frutti maturino sotto terra, come quelli degli arachidi, e che la pianta possieda un tubero velenosissimo, le cui tossine, anche se presenti in concentrazioni minime, sono in grado di stordire i pesci. Non meno sorprendente, infine, è che faccia parte della stessa famiglia delle primule, le Primulacee.
Il nome del genere, Cyclamen, deriva dal greco kyklos e significa cerchio o tondo, verosimilmente in riferimento alla forma sferica del tubero, delle corolle circolari o anche ai peduncoli florali che si attorcigliano dopo la fioritura. L’epiteto purpurascens, allude probabilmente alla pagina inferiore delle foglie che diventano purpuree a maturità. In italiano si chiama ciclamino delle Alpi o ciclamino purpureo. Il genere racchiude poco più di una ventina di specie native del bacino del Mediterraneo, del Mar Nero e del Mar Caspio.
Pianta erbacea perenne alta 5-15 cm, con foglie carnose, glabre, reniformi o cordate, tutte basali e munite di un lungo picciolo finemente pubescente. La pagina superiore delle lamine è verde scura con marmorizzature verdi chiare, mentre la pagina inferiore è di colore rosso-purpureo. Il margine delle lamina è dentata. Foglie, fiori e radici nascono da un grosso tubero globoso, leggermente compresso e a volte cavo, di colore marrone.
I fiori solitari sono di colore rosa scuro o porpora, inclinati e gradevolmente profumati. La corolla è formata da una corta gola e da 5 petali laciniati riflessi all’insù, lunghi fino a 2.5 cm. A maturità, i lunghi peduncoli florali si arrotolano a spirale infossando le capsule sferiche dei frutti nel suolo, dal quale emergeranno maturi l’anno seguente per disperdere i semi. Questo tipo di frutto a maturazione ipogea, analogo a quello dell’arachide, è chiamato geocarpio. Altra curiosità del ciclamino è la sua fioritura assai tardiva e prolungata che può estendersi da giugno fino ad ottobre inoltrato.
Specie originaria dalle montagne del mediterraneo nord orientale, il ciclamino delle Alpi è diffuso dalle Alpi francesi fino al nord dei Balcani in Bosnia, passando dalle zone montane del nord Italia, Svizzera, Austria e Ungheria. In Svizzera è raro sull’Altipiano e nel Giura, poco frequente nelle valli esposte al favonio mentre è più diffuso nel Ticino meridionale. È una specie protetta in 15 cantoni. Il ciclamino colonizza foreste caducifoglie e cespuglieti prevalentemente su suoli calcarei con suoli leggeri e mediamente umidi, nelle fasce collinari e montane inferiori. Talvolta cresce anche nei ghiaioni o nelle fessure delle rocce.
Il tubero dei ciclamini è molto tossico per il suo alto contenuto in saponine triterpeniche (p.es la ciclamina). Per l’uomo già 0.3 g di tubero risulta tossico, mentre gli animali reagiscono in modo diverso: i maiali sono meno sensibili mentre nei pesci anche le più piccole dosi causano uno stato di stordimento molto forte. Questa proprietà, descritta nel poema didascalico di Oppiano di Anazarbo (gli Halieutica), è conosciuta sin dall’antichità e veniva sfruttata per la pesca. Nella medicina popolare del passato, il tubero fresco o essiccato veniva anche usato come purgante gastrico, regolatore del flusso mestruale o vermifugo. Si riteneva pure che avesse poteri magici, lo si piantava davanti alle case per allontanare le forze malefiche e lo si usava contro i morsi di serpenti o per risvegliare l’amore e la sensualità.
Guarda la mappa di distribuzione di Info Flora e la scheda di Acta Plantarum.
Testo e foto: Nicola Schoenenberger