Dalla A alla Z, i nostri post dedicati alle piante più interessanti che incontriamo a Lugano, o nei dintorni. I testi sono scritti da botaniche e botanici professionisti o confezionati dalla redazione di Lugano al verde con la loro collaborazione.
Ruscus aculeatus
Pungitopo o agrifoglio? Nel linguaggio corrente è una confusione frequente, un po' come prender l'abete per pino. A dire il vero la risposta è facile: pungitopo. Lo si infilava in buchi e fessure di dispense e cantine poiché i suoi rami allargati, coriacei e spinosi impedivano ai topi di penetrarvi.
L’etimologia del genere è dubbia, tuttavia già Virgilio e Plinio usavano il termine Ruscus per indicare il pungitopo. Il nome specifico, aculeatus, si riferisce allo stelo munito di aculei. In italiano si chiama pungitopo, seppure vi siano innumerevoli denominazioni dialettali che alludono ai vari usi che si facevano della pianta.
Il pungitopo appartiene alla famiglia delle Asparagaceae ed è un piccolo arbusto sempreverde, alto fino a 80 cm, dioico (fiori maschili e femminili portati da individui distinti). Le foglie, lunghe circa 1 cm e larghe 2 mm, sono prontamente decidue. La funzione fotosintetica è assunta da ramoscelli fogliosi, chiamati cladodi, che sono dei fusti trasformati, di forma largamente lanceolata, appiattiti e coriacei, terminanti con una spina molto pungente, lunghi 2-3.5 cm. I minuscoli fiori bianco-verdastri e leggermente violacei, sono inseriti sotto la metà dei cladodi e hanno la forma di una stellina a sei punte. I frutti sono delle bacche lucide e globose, di colore rosso vivo che maturano durante l’inverno successivo alla fioritura e rimangono sulla pianta a lungo. Fiorisce da marzo ad aprile.
Specie di origine mediterranea, è diffusa in nord Africa, in tutta l’Europa meridionale e si spinge a est fino alle coste russe del Mare Nero e nel Caucaso settentrionale. È presente lungo le coste mediterranee dell’Asia occidentale dalla Turchia a Israele. A nord si spinge fino in Inghilterra e in Irlanda, ma è assente dalla Germania e dall’Austria.
Amante dei luoghi caldi e secchi, cresce nei pendii rocciosi, nei cespuglieti e nei boschi di latifoglie decidue ed è assai tollerante all’ombra. Predilige i suoli da neutri a basici a bassa altitudine. Nella Lista Rossa svizzera e in quella del sud delle Alpi è iscritto con l’indice LC (non minacciato), ma è protetto nei cantoni Vaud e Vallese.
Assieme all’agrifoglio, il pungitopo è una delle piante tradizionali del Natale. Per le sue bacche persistenti e colorazione verde scura è coltivata come pianta ornamentale, anche cimiteriale in alcune regioni, e talvolta sfugge dalle colture inselvatichendosi. In passato, la raccolta eccessiva ne ha minacciato la sopravvivenza allo stato selvatico. Da fresco il pungitopo è velenoso, ma i giovani germogli sono commestibili se cotti, hanno un gusto amaro e sono consumati lessati come gli asparagi. Dalle nostre parti, in passato, si proteggevano le derrate alimentare dai topi, infilando i rami spinosi nei buchi e nelle fessure delle dispense e delle cantine o semplicemente ponendoli attorno alle provviste. In Francia si usavano i fusti attorcigliati a palla come raschietti per ripulire le pentole dalla fuliggine del fuoco e in numerosi luoghi con essi si fabbricavano piccole scope. Molti nomi popolari e dialettali si rifanno a questi utilizzi ad esempio scoparina, asparago selvaggio, spongiaratt e brusco o ruscolo in allusione al gusto amaro.
Il pungitopo è anche pianta medicinale, utilizzata nell’antichità per i calcoli alla vescica, dolori mestruali e come diuretico. Le saponine steroidee contenute nella pianta hanno notevoli proprietà sul sistema venoso e stanno scatenando un grande interesse nella ricerca medica come antinfiammatori, drenanti e tonici venosi applicati soprattutto agli arti inferiori. Per le preparazioni terapeutiche si usano organi sotterranei essiccati.
Testo e foto: Nicola Schoenenberger
Approfondisci con infoflora e dryades