Dalla A alla Z, i nostri post dedicati alle piante più interessanti che incontriamo a Lugano, o nei dintorni. I testi sono scritti da botaniche e botanici professionisti o confezionati dalla redazione di Lugano al verde con la loro collaborazione.
Ligustrum vulgare
Già il suo nome, vulgare, lo precisa: dove cresce, il ligustro è uno degli arbusti più comuni. Eppure, malgrado questo appellativo che significa frequente o ordinario, è una pianta dalle peculiarità insolite.
Il nome generico Ligustrum deriva dal latino ligare, ovvero legare o fasciare, e allude all’utilizzo dei suoi rami come lacci in agricoltura, mentre quello specifico, vulgare, che significa comune, frequente o ordinario, si rifà all’ampia diffusione della specie. In italiano si chiama ligustro comune o olivella.
Arbusto semisempreverde della famiglia delle Oleaceae, perde le foglie dell’anno precedente a primavera inoltrata quando le nuove foglie sono già spiegate. È alto fino a 4 m. Le foglie, munite di un picciolo breve, sono lunghe 2-5 cm e larghe 1-2 cm, opposte, di forma da lanceolata a obovata, intere e coriacee. I fiori sono adunati in pannocchie compatte all’estremità dei rami, di colore bianco e fragranti. La corolla, lunga circa 5 mm, possiede quattro lobi divaricati. Il frutto è una bacca sferica nera con 2-4 semi. Fiorisce tra aprile e giugno.
Originario dalle zone temperate dell’Europa e dell’Asia occidentale, è presente dal Portogallo al Caucaso fino all’Iran nord occidentale, dal sud della Scandinavia e dalle isole britanniche fino in Marocco. Introdotto nel nord America e in Oceania, è sfuggito dalla coltivazione e diventato invasivo in numerosi luoghi. Predilige i suoli neutri e basici, da superficiali a profondi e freschi e cresce nei cespuglieti aridi e ai margini di boschi decidui termofili a bassa altitudine.
La presenza di glucosidi rende tossiche tutte le parti della pianta, in particolare le sue bacche. In passato diverse sue parti venivano mischiate con dei sali di metalli o con del carbonato di sodio per recuperare pigmenti gialli, verdi, rossi o blu, utilizzati per tingere i tessuti o come inchiostri e pitture. Le bacche erano impiegate per tingere il vino. Il legno, particolarmente duro e resistente, è adatto per la tornitura e l’intaglio e serviva alla fabbricazione di manici di utensili. I giovani ramoscelli flessibili venivano usati per la cesteria. Coltivato nei giardini sin dall’età elisabettiana, è una specie apprezzata sia per il fogliame semisempreverde che per la resistenza alla potatura che ne permette l’utilizzo in arte topiaria per la creazione di siepi geometriche e sculture vegetali. I numerosi fiori che producono abbondante nettare e polline, ne fanno un’ottima pianta mellifera.
Testo e foto: Nicola Schoenenberger
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