Dalla A alla Z, i nostri post dedicati alle piante più interessanti che incontriamo a Lugano, o nei dintorni. I testi sono scritti da botaniche e botanici professionisti o confezionati dalla redazione di Lugano al verde con la loro collaborazione.
Campanula bononiensis
Per l'occhio profano è un fiore molto grazioso e molto comune. Per l'occhio esperto è un fiore raro che, ancora una volta, racconta la straordinarietà ecologica del Sentiero di Gandria.
Insieme alle pratoline e ai botton d’oro, le campanule sono tra i primi fiori che, da bambini, impariamo a riconoscere. Ma, nella maggior parte dei casi, la campanula della nostra infanzia non è la rara Campanula bononiensis L.
È conosciuta anche come campanula di Bologna o campanula bolognese. È una pianta erbacea dai fiorellini blu a forma di campanella, caratteristici della famiglia delle Campanulaceae. È una specie rara, in Svizzera cresce solo nel Vallese centrale, nella bassa Engadina e nel Ticino meridionale nei prati secchi e nei cespuglieti, di preferenza su suolo calcareo.
La Campanula bononiensis è iscritta nella lista rossa delle specie minacciate in Svizzera e in Germania è protetta.
Sembrerebbe che il primo a usare il nome botanico di “campanula” sia stato il naturalista belga Rembert Dodoens, vissuto tra il 1517 e il 1585. Il nome era però già in uso da tempo in molte lingue europee (campanelles nel francese arcaico, Glockenblumen in tedesco, bell-flower in inglese). Il nome specifico “bononiensis” è stato dato in onore della città di Bologna (dal termine celtico Bononia, luogo fortificato del IV secolo a. C. che diede il nome alla città di Bologna).
Il fatto di dedicare una specie vegetale a una città è fenomeno che può sembrare curioso. Siamo più avvezzi a incontrare epiteti specifici che indicano l’appartenenza a un’area geografica più vasta e naturale come ad esempio una catena montuosa (si ricordino le numerose specie che portano il nome “alpina” o “alpinus”) o a paesi (si pensi ai nomi “helvetica”, “italica”, “gallica”). In verità, il “nome cittadino” si inserisce a pieno titolo in una lunga tradizione botanica, forse nata per rendere omaggio a importanti istituti di ricerca ed erbari insediati, appunto, nelle città evocate dal nome. Sono infatti ricorrenti gli epiteti “monspessulanus” o “monspeliensis” (cioè di Montpellier), “bonariensis” (di Buenos Aires), “ratisbonensis” (di Regensburg o Ratisbona), “florentina” (di Firenze).
Il genere campanula comprende circa 500 specie erbacee annuali, biennali o perenni, distribuite nelle aree subtropicali e temperate dell’emisfero nord. La maggior diversità di specie di Campanula si trova nell’area mediterranea e nel Caucaso. La caratteristica che accomuna tutte le specie, spesso molto diverse per portamento e necessità, è la forma del fiore, a campana o stellato, che rende le campanule inconfondibili. I colori più comuni sono il blu e il viola. È anche molto diffuso il bianco. È più difficile trovarne rosa, rosse o gialle.
Le campanule sono fiori così graziosi e allegri che pare difficile, oggi, immaginare che un tempo la tradizione popolare le avesse legate a temi lugubri quali le campane da morto o le fate maligne.
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Foto e controllo scientifico: Nicola Schoenenberger