Dalla A alla Z, i nostri post dedicati alle piante più interessanti che incontriamo a Lugano, o nei dintorni. I testi sono scritti da botaniche e botanici professionisti o confezionati dalla redazione di Lugano al verde con la loro collaborazione.
Cornus mas
Primo cespuglio indigeno a fiorire, il corniolo (Cornus mas L.) è considerato il messaggero della primavera. Accompagna l’essere umano dalla notte dei tempi, le prime tracce del suo uso in Europa risalgono infatti a 11'000 anni a.C.. Del corniolo si adoperava ogni parte: i fiori, le foglie, la corteccia ma soprattutto il legno e i frutti. Ad esempio, i contadini ticinesi, un tempo, utilizzavano il suo legno molto duro per fare i denti dei rastrelli e con le sue bacche, che maturano durante l'estate, facevano la marmellata.
L’etimologia del nome del genere Cornus si rifà all’indoeuropeo (s)kar ovvero duro, in allusione alla durezza del suo legno. Già i romani lo chiamavano Cornus. L’epiteto specifico mas significa maschile, pare in antitesi al sanguinello (Cornus sanguinea), pianta dal legno delicato, chiamata da Plinio ‘Cornus femina’. In italiano è chiamato corniolo o corniolo maschio.
Appartenente alla famiglia delle Cornaceae, il corniolo è un cespuglio caducifoglio che raggiunge generalmente 5 m di altezza e, in condizioni ottimali, anche le dimensioni di un alberello. Pianta rustica e resistente alle malattie, ha un tronco ramificato, spesso contorto, con una corteccia grigia desquamante. Le foglie sono opposte, ovali e appuntite con nervature arcuate, convergenti verso l’apice e lunghe fino a 8 cm. I fiori giallo oro sono muniti di 4 petali acuti, lunghi 2-3 mm e raggruppati in ombrelle sferiche di 10-25 fiori. Nella vegetazione invernale spiccano i cornioli per la loro vistosa fioritura che avviene prima della fogliazione. Fiorisce tra febbraio e marzo. Il frutto edule è una drupa (frutto carnoso con un nocciolo duro) ovoidale e pendula, lunga 2 cm, di colore rosso vivo dal sapore acidulo che matura ad agosto. Raggiunge per lo più i 100 anni di età, ma esistono individui di oltre 250 anni.
Specie di origine pontica (attorno al Mar Nero) e mediterraneo-orientale, è diffusa dalla Francia all’Italia continentale, alla penisola balcanica, alla Turchia e al Caucaso fino in Azerbaigian. È stata anche introdotta nelle isole britanniche e nella Scandinavia meridionale dove si è inselvatichita. In Svizzera è poco frequente, la si trova in Ticino e nei Grigioni italiani, nella parte bassa della valle del Rodano e sul versante meridionale del Giura. Pianta termofila, cresce su suoli aridi e calcarei, nelle radure e ai margini di boschi cespugliosi di carpino nero e nelle quercete cespugliose.
Ogni parte del corniolo ha i suoi usi. I frutti sono commestibili freschi (se completamente maturi) e sono utilizzati per confezionare marmellate, produrre succhi e liquori, ma anche esche per la pesca. I suoi semi venivano usati per fabbricare rosari a buon mercato e, torrefatti, come surrogato del caffè dal sapore vanigliato. Il suo legno, dall’aspetto lucente quando levigato, è il più duro e resistente di tutti i legni d’Europa ed è utilizzato per fabbricare pipe e bastoni da passeggio e, in passato, per qualsiasi altro oggetto sottoposto a forte usura come i denti di rastrelli, gli ingranaggi di mulini, i pestelli da mortaio o i raggi delle ruote. I macedoni lo utilizzavano per fabbricare le sarisse e i romani per le aste dei giavellotti. Tutta la pianta può essere usata in tintoria per il suo pigmento giallo. Radici, corteccia e germogli venivano impiegati per lenire la febbre e la polpa come astringente e tonico della pelle. L’abbondante produzione di nettare durante la fioritura ne fa un’ottima pianta mellifera, primo nutrimento delle api a primavera. Per le sue fitte e robuste radici può essere utilizzato per stabilizzare i pendii contro l’erosione. Per l’abbondante fioritura e le foglie lucide, il corniolo è anche noto come specie ornamentale. Nel periodo barocco lo si usava, come il bosso e il tasso, per l’impianto di siepi topiate.
Le prime tracce dell’uso del corniolo da parte dell’essere umano risalgono al neolitico, quando i suoi frutti rappresentavano un’importante fonte di nutrimento (ancora oggi vengono venduti nei mercati autunnali balcanici). Non sorprende la sua presenza nei grandi miti dell’antichità: il mitico arco che solo Ulisse riuscì a tendere e il cavallo di Troia erano fatti, secondo la leggenda, in legno di corniolo. Così pure il giavellotto scagliato da Romolo per segnare i limiti di Roma. Per la comunità serbo-ortodossa il corniolo è sacro e considerato simbolo di buona salute. Mentre in Harry Potter di J. K. Rowling, le bacchette magiche in corniolo sono associate alle persone allegre e scherzose.
Maggiori informazioni su Acta Plantarum e Info Flora.
Testo e foto: Nicola Schoenenberger